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pranzo santegidio

Il pranzo della Befana "ormai è una consuetudine che ci riempie di gioia - afferma Emilio Pecetta, il presidente del Circolo ricreativo Acea - lo organizziamo ogni anno per anche a Pasqua: quest'anno abbiamo scelto la giornata di domenica perché la mensa di S. Egidio è chiusa, così il servizio non si interrompe, anzi". Il menu offerto dal circolo Acea è sostanzioso: antipasto di salumi e olive all'ascolana, timballo di pasta, cosce di pollo al forno con salsiccia e patate. Per finire, pandoro e panettone. Da mordere rigorosamente senza distogliere lo sguardo dalle cartelle distribuite per la tombolata finale.

Un modo per trascorrere qualche attimo in serenità in questi giorni di freddo polare. Per sopperire alla mancanza di ricoveri nelle strutture comunali la comunità di Sant'Egidio da sabato ha ottenuto anche l'apertura notturna della chiesa di San Calisto, nell'omonima piazza di Trastevere. Continua con successo la raccolta di coperte: dopo sole 48 ore dall'appello alla cittadinanza, "ne sono già state consegnate diverse centinaia", spiega Paolo Ciani, dello staff immigrazione di Sant'Egidio.

"Ma le istituzioni devono fare di più - esclama Giuseppe, un ex cuoco 53enne, finito in strada nel 2012 e oggi ospite nella Villetta della misericordia, una struttura da 20 posti nel complesso del Gemelli gestita da S. Egidio - non è possibile che si lascino morire le persone il freddo: il ragazzo che hanno trovato stecchito quattro giorni fa sotto il ponte della Magliana io lo conoscevo". Dopo due anni trascorsi in giro per i dormitori della città e altrettanti "su una panchina al capolinea di ponte Mammolo", dallo scorso anno Giuseppe ha nuovamente un tetto sulla testa. "Adesso cerco un lavoro - spiega - ho alle spalle una storia molto difficile, recentemente le mie figlie mi hanno chiuso la porta in faccia, ma io voglio ripartire lo stesso. E voglio lottate finché tutti i clochard abbiano una casa".

Perché la strada è una giungla. Lo sa bene anche Marco

 

Ortenzi, un ex giardiniere 50enne, piegato dalla crisi. "Adesso dormo in una cantina - esclama - ma in 10 anni di strada ho visto cose che prima non avrei neppure immaginato: ho dormito ovunque, sulle panchine di Trastevere, sui marciapiedi del Ghetto. È brutto, ma c'è anche tanta solidarietà: quando mi svegliavo a volte trovavo un cornetto caldo, qualche soldo...". E per un attimo sorride, Marco. E dimentica i problemi familiari. Il freddo, che non da tregua.

Fonte Repubblica.it

link : http://roma.repubblica.it/cronaca/2017/01/08/news/emegenza_freddo_a_roma_oltre_300_clochard_al_pranzo_di_sant_egidio-155633877/?ref=nrct-15

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